“Riceviamo e proponiamo al dibattito pubblico una riflessione del collettivo Comunità di Resistenza Contadina Jerome Laronze”
Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune
Abbiamo avuto modo di ascoltare la Comunità di Resistenza Contadina Jerome Laronze alcune settimane fa, in Commissione Ambiente.
Hanno inviato in queste ore il comunicato che sotto riportiamo, ritenendo importante che il dibattito pubblico e cittadino possa conoscerne i contenuti.
Sappiamo quanto sia diffusa tra la cittadinanza l’esigenza di un modello di consumo sostenibile, attento all’ambiente, alla salute e al lavoro. Le realtà che si organizzano dal basso sono protagoniste di alcuni appuntamenti settimanali in Città. Crediamo che vadano sostenute e che si debba tenere conto di quanto denunciano sui rapporti tra le “grandi realtà” economiche.
Da pochi giorni è stato aperto, in S. Frediano da Campagna Amica di Coldiretti, quello che l’organizzazione definisce “il più grande mercato contadino della Toscana”.
Sulla stampa, in cronaca locale si legge che con un investimento di quasi un milione di euro Coldiretti ospita nei suoi locali 35 piccoli produttori agricoli e cooperative e dichiara che presto arriveranno fino a 50.
Nella narrazione che Coldiretti offre in accompagnamento all’impresa spiccano parole come “cibo autentico, legato alla stagionalità, alla genuinità e al territorio” e l’ormai ultra abusata favola del sostegno alla piccola impresa agricola.
Niente di più falso e mistificatorio.
La fama che Coldiretti si è costruita, di protettrice di una agricoltura nazionalista e autarchica, confonde deliberatamente questa con concetti come sovranità alimentare e autodeterminazione dei territori, inquinando la lotta allo strapotere dei potentati economici dell’agrobusiness da anni portata avanti dai movimenti sociali che lottano in sostegno dell’agricoltura contadina agroecologica.
In sostanza sta ingannando migliaia di piccoli agricoltori insieme a milioni di “consumatori” urbani illusi di poter finalmente contribuire alla riduzione della presenza monopolistica della GDO (grande distribuzione organizzata) e di accedere ad un cibo sano locale e sostenibile.
Mentre Coldiretti finge una politica di salvaguardia del made in Italy proveniente dalla decantata “biodiversità aziendale offerta dalla piccola impresa agricola, ricchezza tutta italiana,” negli ultimi decenni due milioni di piccole aziende agricole hanno chiuso i battenti e le grandi diventano sempre più grandi.
Inutile ricordare che Coldiretti con posizionamenti politici tutt’altro che neutri favorisce spudoratamente l’agricoltura industriale, piena di pesticidi, energivora, ultrafinanziata, predatoria e neoliberista contribuendo massicciamente alla distruzione di quello che racconta di sostenere.
Un esempio fra tanti, guardiamo la proposta di deregolamentazione sui nuovi OGM che sta marciando a gonfie vele alla commissione europea spinta anche dai venti di Coldiretti insieme alle multinazionali big del settore sementiero come Monsanto-Bayer, Singenta e compagnia bella.
Deregolamentazione che eliminerà anche la tracciabilità dei nuovi OGM. Non dovranno più essere indicati in etichetta pertanto non sapremo se acquisteremo prodotti derivati da manipolazioni genetiche. La propagandata petizione per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine degli alimenti commercializzati nell’Unione Europea che possiamo firmare anche nel negozio di Campagna Amica di S. Frediano assume aspetti ridicoli e ingannevoli.
Inutile ricordare inoltre che Coldiretti è attualmente in Italia l’espressione più avanzata del colonialismo tecno-capitalista che sta proponendo la transizione digitale ecologica, la nuova rivoluzione industriale 4.0 con il vestitino verde (ha acquisito quote significative di Federbio e Demetra) mentre è affiancata da mostri dell’agrobusiness in un gioco di società controllate e controllanti.
Interessante in merito questo articolo: https://www.info-cooperazione.it/2025/01/bf-leonardo-eni-e-coldiretti-la-cordata-asso-pigliatutto-del-piano-mattei/
Tutto questo cosa ha a che vedere con l’agricoltura che produce “cibo autentico, legato alla stagionalità, alla genuinità e al territorio” ?
Coldiretti dovrebbe proprio spiegarcelo.