“La morte di una persona in strada colpisce sempre, sul piano emotivo e portando a interrogarsi su come è organizzata la nostra società. Abbiamo evitato di commentare la notizia ieri, perché le storie delle singole persone meritano di essere rispettate, ma su Dumitru Panai, «trovato senza vita in via Santa Caterina d’Alessandria», ci pare necessario colmare il vuoto istituzionale di queste ore con alcune considerazioni.
L’Amministrazione, in poche righe di cordoglio, ha tenuto a precisare la non residenza a Firenze di Panai. Sul tema – aggiungono i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – della residenza anagrafica conduciamo una battaglia dall’inizio della consiliatura (come prima di noi ha fatto Firenze Riparte a Sinistra), perché si tratta di un diritto universale e inviolabile, messo in discussione grazie al cosiddetto “decreto Renzi-Lupi”, che mette gli enti locali in una condizione contraddittoria, con una legge che viola principi costituzionali. A prescindere da dove fosse residente Panai.
Precisato questo, ci sfugge davvero il rilievo di questa informazione a fronte di una morte. Conosciamo bene le difficoltà di chi opera nel settore della solidarietà e dell’accoglienza. Le emergenze sociali comportano difficoltà e contesti complessi. La difesa dei servizi sociali e del volontariato, impegnato in queste settimane di freddo, merita di ottenere riconoscimento e considerazione.
La politica avrebbe però il compito di fare qualcosa di più. Agendo sulle cause, anziché limitarsi ad amministrare alla meno peggio le conseguenze. Un tetto e un pasto caldo sono molto, ma non sono tutto. La gestione dell’emergenzialità non può estendersi alla quotidianità, lungo tutto l’anno. Con l’acuirsi delle condizioni altrimenti si rischia di non riuscire a fare mai abbastanza, perché si va a tamponare una ferita troppo profonda. Le città in cui viviamo vedono ormai delegato al volontariato quelli che sarebbero compiti delle istituzioni.
Queste riflessioni – aggiungono Bundu e Palagi – le scriviamo nei giorni in cui Firenze, per decisione del Sindaco e della Giunta, sceglie di omaggiare con il Fiorino d’Oro un protagonista del lusso. La nostra città come attrattrice di grandi marchi e di un lifestyle da copertine patinate: ci siamo sentiti più volte descrivere in questo modo il Comune che dovremmo diventare. Noi invece speriamo in una Firenze molto diversa. Il lusso è esclusivo, si basa su una distribuzione ingiusta delle ricchezze.
Qualche marchio in meno e una città più “a misura umana”, tanto di chi ci vive ordinariamente, quanto di chi si ritrova nella parte “bassa” della società, è quello che ci auguriamo per il 2020. Magari con un sistema di informazione capace di non concentrarsi su quanti soldi avesse in tasca una persona morta per strada…”.