Open to meraviglia: il Sindaco non riconosce il valore della campagna?

“Si tratta di un’iniziativa rivelatrice del tipo di turismo inseguito anche nella nostra città, attaccare il Governo invece di assumersi responsabilità non è serio”


Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune

La fiorentinità e la qualità. Due categorie spesso in bocca alla politica locale, con cui costruire facile consenso.

Il Sindaco sarà sicuramente sincero nelle sue parole di critica alla campagna internazionale di promozione turistica del ministero del Turismo ed Enit.

Però lo invitiamo a guardare a cosa è avvenuto in città anche solo negli ultimi anni. Estetista Cinica in Palazzo Vecchio e Ferragni agli Uffizi ricordano che il mondo del digitale è stato usato per rilanciare un’idea di “cultura” del territorio, subito dopo le prime fasi della pandemia.

L’impressione che dava il governo locale era di un disperato bisogno della “rincorsa al turismo dei like” di cui si lamenta il nostro “primo cittadino”.

Continuiamo a diffidare del “turismo di qualità”, perché riteniamo che dietro questa definizione si nasconda una semplice discriminazione basata sulla capacità di spesa. Da mettere in discussione è il modello, insostenibile per il territorio e sul medio periodo anche per i bilanci comunali, “drogati” dalla tassa di soggiorno e incapaci di definire quali siano i costi dei flussi che attraversano la nostra città.

La campagna “open to meraviglia” è rivelatrice più che banale. Racconta l’idea promossa anche da questa Amministrazione, che lo si voglia ammettere o meno.

Sarebbe più importante concentrarsi sulle condizioni in cui opera il personale che garantisce i servizi e le aperture, nel comparto cultura.