Fondazione MUS.E:
il nostro no alla delibera

“Non abbiamo avuto risposte politiche durante le commissioni convocate. Si tratta di una decisione tecnica che ha rilevanza per la Città e per la gestione della cultura sul territorio”


Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune

Ci si riesce ad abituare quasi a tutto. Anche all’idea che i Musei Civici a Firenze siano gestiti da un’Associazione senza scopo di lucro. Il Consiglio comunale di oggi ha approvato la proposta della Giunta di vederla trasformata in Fondazione, perché nel frattempo MUS.E è cresciuta e sono aumentate le richieste del nostro Ente.

Di mezzo ci sono anche Città Metropolitana (10%), Comune di Vinci (5%) e di San Giovanni Valdarno (5%).

Sappiamo bene che in Palazzo Vecchio ci sono le ultime 8 persone dipendenti direttamente dell’Ente che si occupano di servizi museali. Per il resto tutto è affidato a MUS.E, o è in appalto.

A cosa serve il passaggio da Associazione a Fondazione? A dare più struttura a MUS.e, che può anche andare a beneficio del personale, se arriveranno risorse adeguate per contratti integrativi. Sappiamo che stiamo parlando di una realtà che almeno applica il contratto di Federculture. Ma soprattutto permetterà ai privati di poter entrare direttamente nell’ambito della gestione dei nostri spazi museali.

Con un Sindaco e una Giunta che concede i luoghi pubblici a Cartier o Dolce & Gabbana (per citare due esempi recenti) non c’è da avere tranquillità.

Anche perché si può scegliere di partecipare a uno specifico progetto e poi venire via dalla Fondazione.

Speriamo di sbagliare, nel valutare in modo negativo la logica intuibile dietro alla volontà politica dell’Amministrazione. Lo misureremo con il voto su due ordini del giorno. In uno chiediamo di riportare in MUS.E tutti i servizi esternalizzati, con un significativo miglioramento delle condizioni di chi oggi opera per conto della cooperativa che ha vinto l’appalto. Nell’altro proponiamo di impegnarsi con convinzione e senza perdita di tempo nel confronto con le organizzazioni sindacali, per investire in modo significativo sul personale diretto del Comune dedicato ai servizi culturali.