“Il testo letto nell’intervento fatto dopo la relazione della Commissione Politiche Sociali sul carcere”
Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune
Molto avremmo voluto dire nella seduta odierna, in seguito alla relazione della Commissione Politiche Sociali sul carcere. Abbiamo però ricevuto una testimonianza da Vincenzo Russo, già Cappellano di Sollicciano e ritenuto giusto fare in modo che potesse essere ascoltata in seduta pubblica, anche perché ricordiamo che è stato allontanato dall’istituto in cui operava da molto tempo, nel silenzio del sistema politico.
** Contributo di Vincenzo Russo, già cappellano di Sollicciano **
La condizione delle nostre carceri e di Sollicciano in particolare è sempre più drammatica: qui si opprime, annulla, calpesta in ogni modo la dignità della persona.
Più volte si è denunciata la grave situazione, ormai certificata da pronunciamenti della Magistratura e dagli esiti di visite ispettive di commissioni di vario genere.
Ma intanto tutto tanto prosegue come sempre, anzi peggiora. Cosa altro si deve fare o deve succedere perché si ponga mano definitivamente a questa situazione?
A quali esiti hanno portato gli impegni e le promesse di questi anni, se questi sono i risultati? Cosa non c’è stato, o cosa è mancato? A quanto pare, molto, forse tutto! Le parole non sono state seguite dai fatti.
La struttura continua ed essere impresentabile: ra ambienti insalubri, popolati da insetti infestanti o inagibili per infiltrazioni d’acqua (particolarmente nei periodi di pioggia) oppure per rotture dovute a lavori edili eseguiti male, si consuma la detenzione in anguste celle riempite oltre la loro capienza.
Non c’è cura della salute, non c’è sostegno per superare la tossicodipendenza, circola tanta droga all’interno. In carcere ci sono tante persone che soffrono per patologie psichiatriche e che si trovano in un contesto dove non dovrebbero stare.
Si ricorre al farmaco per addormentare: questo è l’unico intervento.
Tra quelle mura i diritti della persona sono opzionali e lo stesso sistema di organizzazione sottopone ad ingiuste privazioni le persone accolte.
In modo grave, a Sollicciano ma non solo, mancano percorsi, progetti, strategie inclusive e formative.
L’allarmante numero dei suicidi e delle morti in carcere è sintomo di tutto questo, è risultato delle “promessine” espresse da un sistema ipocrita e inerte nel suo insieme.
Ma non è solo una questione di carcere, di amministrazione penitenziaria o della giustizia.
È, anche, una questione di città.
Se il carcere c’è ed è in quella condizione è perché c’è un certo tipo di città, c’è una data società.
Per intervenire sul carcere dobbiamo prima intervenire sulla città.
Se vogliamo contrastare il sovraffollamento del carcere dobbiamo agire non costruendo nuove strutture ma prevenendo l’accesso al carcere.
La nostra città presenta problematiche sociali importanti e crescenti: povertà in aumento, disoccupazione e lavoro povero, immigrazione lasciata a sé stessa senza adeguate politiche di accoglienza e sufficiente integrazione socio-economico-culturale.
C’è un problema casa importante, con mancanza di alloggi per tante famiglie, con affitti insostenibili.
C’è un grave problema di spaccio e uso di sostanze, di microcriminalità diffusa e di violenza, di giovani che sono lasciati a sé stessi e non ricevono sufficienti occasioni di futuro ed inserimento.
Il tessuto sociale è disgregato, la popolazione è sempre più anziana: la città si rivela per certi aspetti priva di vita.
Ebbene Sollicciano riflette tutto ciò e accoglie fra le sue torturanti braccia tutti coloro che in questo contesto portano i segni di particolari difficoltà e vivono le conseguenze delle ferite della comunità.
Bisogna quindi investire sulle persone, sulla loro cittadinanza attiva e consapevole, sulla educazione e formazione dei giovani, sulle politiche del lavoro e della casa, sulla scuola, sulla sanità.
È così che si fa qualcosa per Sollicciano… Ma oltre a questo, c’è un’altra cosa da mettere in campo: chiudere quella struttura.
Non c’è altro rimedio per interrompere da subito la tortura che lì si infligge.
Un appello particolare lo rivolgo all’Amministrazione di questa Città e al Garante Comunale. Firenze non può accettare di accogliere in sé un carcere che versa in questa situazione. Non si può temporeggiare oltre! Il tempo è scaduto
Vincenzo Russo,
già Cappellano di Sollicciano