Poco tempo ĆØ passato dalla crisi del governo giallo-verde (Movimento 5 Stelle ā Lega per Salvini premier). Non sono ancora chiari gli sviluppi. il manifesto sceglie di proporre unāintervista a Emanuele Macaluso, classe 1924. Si tratta di un nome importante per la storia della sinistra italiana, a cui si deve sicuramente rispetto e attenzione. Il titolo ĆØ fuorviante. Ā«Nessuno ora indebolisca il centrosinistraĀ». Suggerisce la necessitĆ di una grande casa per chiunque si ritenga incompatibile con Salvini (5 Stelle esclusi, si guarda a un campo composto da +Europa, area LEU e qualche altro satellite di una galassia a rischio sopravvivenza).
Con la possibilitĆ di un veloce ritorno alle urne ĆØ chiara lāangoscia di tutto ciĆ² che galleggia a sinistra del Partito Democratico. La nostalgia perĆ² non potrĆ aiutare. Il centrosinistra non esiste, per quanto qualche esperienza amministrativa possa essere citata dagli interventi nelle assemblee (su tutte il Comune di Padova). Questo Governo ha misurato una forte rottura sulla TAV in Val di Susa. Zingaretti sostiene la stessa cosa del centrodestra. Sulle grandi opere in generale la convergenza tra alcune opzioni politiche ĆØ significativa (con i āpentastellatiā incapaci di affermare le loro posizioni). Sul tema dei migranti qualche elemento comune si ĆØ ravvivato, tra le due sinistre di bertinottiana memoria. Le piazze della Liberazione e quelle antirazziste rivedono fianco a fianco chi poco tempo fa era impegnato a contestare/essere contestato (non ĆØ solo Minniti il āproblemaā, ma poco senso ha costruire un elenco degli ultimi anni).
In una dinamica nota a chi ha vissuto lāantiberlusconismo, ecco profilarsi il nemico assoluto presso il Ministero dellāInterno.
Con Macaluso si registra piĆ¹ in generale la gravitĆ dellāimpolitica in cui ci troveremmo.
Ā«Di Maio sembra uno che ha vinto la lotteria. [ā¦] Ć un ignorantello, non ha cultura, nĆ© generale nĆ© politica, non ha storia, non esiste al mondo una persona che passa da quello che ha fatto, cioĆØ niente, a vicepresidente del consiglio. [ā¦] Non ha mai letto un libro, non so neanche se prima leggeva i giornaliĀ».
Nella satira di oltre un decennio fa ricordo una versione di Bossi a cui si chiedeva se avesse letto qualcosa, ovviamente evidenziandone lāassenza di formazione (cāĆØ anche un video de Lāottavo nano del 2001 propedeutico, disponibile qui). Si tratta di un piano di critica poco efficace, anche perchĆ© ricordo di essere cresciuto in un senso comune che attribuiva a Bertinotti e Fini il miglior livello di qualitĆ educativa espressa (nessuno dei due ha fatto una fine invidiabile, sul piano politico).
Per MacalusoĀ legittimamente il punto perĆ² ĆØ questo: Ā«ĆØ un pauroso abbassamento della cultura politica di massa. Un bracciante siciliano dei miei tempi aveva piĆ¹ cultura politica di quanta ne abbia Conte o Di MaioĀ», insiste.
Il problema perĆ² ĆØ la capacitĆ di interpretare il presente, analizzarlo e saper dare delle risposte convincenti. Su tutto questo la soluzione non puĆ² essere la formazione di qualche quadro, capace di riorganizzare delle strutture. Neanche unire qualche neurone brillante, a prescindere dalla collocazione politica, basterĆ , fino a che non ci si chiarisce su cosa si governa a fare. Quali sono gli scopi e gli obiettivi? Arrivare ai ministeri tanto per arrivarci, strappando qualcosa di buono, ĆØ ormai lāunico sogno di larga parte del mondo progressista. Il dubbio ĆØ che sia del tutto insufficiente per riattivare volontĆ , militanza e voto.
Per Macaluso il PD ĆØ nato male e paga il suo destino, Ā«ma siccome ora non cāĆØ altro ā ripeto: non cāĆØ altro ā dico a tutti che demolirlo significa rafforzare la destra. Quindi bisogna semmai dare argomenti, suggerire temi, mettere in campo questioni, anche fuori dal partitoĀ». Questa ĆØ la parte dellāintervista che mi ritrovo a sottoscrivere. La āmorteā (politica) del Partito Democratico non dovrebbe essere lāobiettivo per chi ĆØ impegnato (almeno dal disastro de La Sinistra lāArcobaleno del 2008) a rimettere in piedi qualcosa alla sua sinistra. Se la repressione di Genova e il secondo esecutivo Prodi hanno affogato pur coraggiosi tentativi di innovazione, poi tutto pare essersi dissolto in liti tra organismi sempre piĆ¹ ridotti, mentre la mobilitazione sociale perdeva di vista gli orizzonti di cambiamento piĆ¹ grandi, indebolendosi a sua volta. Non basta neanche rivolgersi allāassociazionismo e al sindacato. Fanno un altro ālavoroā e semmai la sfida ĆØ dimostrarsi capaci di rispondere alle loro esigenze (non appoggiarsi a loro finendo per schiacciarli).
CāĆØ un possibile gioco, dai tratti infantili. āOggi vorrei andare al governo perchĆ© cosƬ potrei ā¦ā. Una volta registrate una serie di risposte tra una serie di soggetti impegnati a contendersi un residuo di consenso microscopico, si provano a trovare le convergenze. Poi si rimane nel merito dei contenuti e infine si ammettono quali sono gli impulsi di sopravvivenza materiale degli stessi interlocutori. A quel punto il collocamento tattico e la forma potrebbero dimostrarsi piĆ¹ semplici di come appaiono quando servono come scuse per giustificare una serie di lunghe sconfitteā¦
Articolo pubblicato su Il Becco
Immagine di Francesco Gasparetti da Senigallia, Italy ā Flickr